La cute è l’organo che costituisce il rivestimento più esterno del nostro corpo e svolge numerosi ed importanti funzioni; infatti, oltre ad essere la sede sensoriale del tatto, funge da mediatore tra l’organismo ed il mondo esterno, coordina la risposta immunitaria, impedisce la perdita dei liquidi, partecipa alla regolazione della temperatura corporea e alla sintesi della vitamina D.

La pelle, inoltre, gode di due proprietà fondamentali: l’estensibilità che le permette di adattarsi perfettamente alle variazioni della dimensione corporea durante il corso della vita e l’autoriparazione che garantisce la rigenerazione del tessuto con la formazione di una cicatrice in seguito ad una lesione.

La riparazione di una ferita avviene tramite una serie di processi che sono finalizzati alla sostituzione dei tessuti lesi di derma ed epidermide con tessuto fibroso che va a costituire la cicatrice.

Da cosa deriva il termine cicatrice?

L’origine latina Cicatrix, dalla radice Cingerelegare attorno – indica il significato funzionale della cicatrice, ovvero quello di connettere i tessuti circostanti, rimasti illesi o comunque in grado di partecipare alla guarigione della ferita.

Le cicatrici sono tutte uguali?

Le cicatrici possono distinguersi in relazione al tipo di processo di cicatrizzazione avvenuto. Questo processo può essere normale e cioè produrre un esito cicatriziale congruo con la ferita stessa oppure può produrre una eccessiva riparazione (cicatrice ipertrofica) o una riparazione carente (cicatrice atrofica).

La cicatrice è normalmente liscia, di colorito tendenzialmente più chiaro rispetto alla pelle circostante, non ha annessi cutanei (peli e ghiandole) e rispetto al piano cutaneo può apparire piana, rilevata o infossata.

Quando il processo di cicatrizzazione subisce delle anomalie si assiste alla generazione di quelle che vengono denominate cicatrici patologiche o tossiche e a seconda di come si presentano si possono distinguere in:

  • IPERTROFICA

Normalmente si forma a seguito di un processo di guarigione meccanicamente stressato e più comunemente nelle ferite legate alle articolazioni. Si manifesta come un’alterazione rossa, dura e rilevata che normalmente non oltrepassa i limiti della cicatrice iniziale. Compare dopo circa 1-2 mesi dalla guarigione completa ed è associata a dolore e prurito di diversa intensità.

  • CHELOIDEA (CHELOIDE)

Spesso nel linguaggio comune si confonde il termine cheloide con quello della cicatrice ipertrofica. Il cheloide è una cicatrice esuberante che copre una superficie maggiore della ferita che l’ha causata. Si forma in soggetti predisposti, a seguito di traumi o lesioni cutanee anche minori e l’aspetto appare sgradevole (lucide, rilevate e lisce).

  • ATROFICA

È leggermente avvallata a causa di una mancanza di collagene. In questi casi il tessuto cicatriziale copre la ferita ma non viene prodotto tessuto a sufficienza a riempire completamente l’area danneggiata. Le cicatrici atrofiche sono particolarmente comuni dopo l’acne o la varicella.

  • RETRAENTE

È caratterizzata da una retrazione cutanea con riduzione della superficie e ha come sede tipica le aree articolari sottoposte a flessione o estensione. Può provocare un deficit funzionale soprattutto quando interessa regioni come il collo, l’arto superiore, la mano e l’arto inferiore.

Quali sono gli squilibri che possono provocare le cicatrici?

La pelle è un fondamentale recettore del sistema tonico posturale e la presenza di una cicatrice patologica costituisce un disordine a tale recettore, perturbando l’organismo e inducendo disturbi posturali e clinici. Essa può essere considerata un vero e proprio corto circuito nervoso, in grado di disturbare i grandi sistemi di trasmissione delle informazioni nell’organismo (Paul Nogier, 1981).

Le cicatrici patologiche possono squilibrare l’organismo a vari livelli:

  • POSTURALE

influenzando diversi elementi:

  • Fasce: la trazione del tessuto cicatriziale si ripercuote a livello dei piani sottostanti (fascia connettivale, fibre muscolari, vasi, nervi). L’aderenza si può propagare arrivando fino alle fasce più lontane dall’area della cicatrice stessa, inducendo la flessione della parte opposta del corpo verso la cicatrice. L’organismo altera così il suo assetto e compaiono spesso dolori e limitazioni nei movimenti, soprattutto nella parte simmetricamente opposta alla cicatrice.
  • Recettori: una cicatrice retratta, ipertrofica o cheloide è in grado di mutare la funzione dei recettori cutanei innescando una risposta anomala soprattutto a livello muscolo-scheletrico. Tale risposta anomala è in grado di provocare delle dismetrie funzionali e nei casi più gravi anche una falsa curva scoliotica.
  • MUSCOLO-FASCIALE

A causa della fibrosi della cicatrice, la catena muscolo-connettivale presenta zone di minore elasticità, generando un disturbo localizzato che si ripercuote sempre a livello globale, sull’equilibrio delle catene cinetiche in toto.

  • LINFATICO

Una cicatrice patologica può alterare il deflusso linfatico locale.

  • ENERGETICO

Facendo riferimento alla Teoria dei Meridiani, una cicatrice può provocare un’interferenza energetica: quando un meridiano viene attraversato da una cicatrice, specie se ipertrofica, si ha un effetto barriera, con conseguenze legate al disturbo della circolazione energetica.

  • ENDOCRINO-METABOLICO

Per l’anomala secrezione di adrenalina e l’ipersimpaticotonia (aumento dell’attività del sistema simpatico e parasimpatico) che può provocare.

Sfiorando una cicatrice patologica con del cotone si provoca una reazione arteriosa rilevabile al polso (Ipo V.A.S., caduta del polso radiale), causato da una secrezione di adrenalina (Nogier, 1981; Bricot, 1996).

La brusca chiusura degli shunts artero-venosi indotta dal messaggio nocicettivo cutaneo provoca una sensibilizzazione degli shunts provvisti di un glomo, e quindi una secrezione di adrenalina.

Questo fenomeno può diventare cronico in virtù del cosiddetto effetto vestito: lo sfioramento dei vestiti sulla cicatrice durante i movimenti innesca una “pompa” anomala per l’adrenalina.

Ciò permette di capire molti disturbi insospettabili, come ad esempio l’obesità: l’adrenalina dà una piccola ipoglicemia permanente, con conseguente tendenza ad assumere carboidrati.

Altre patologie osservate sono:

  • Distonie neurovegetative
  • Ipertensione o ipotensione arteriosa
  • Spasmofilia
  • Dermalgie riflesse
  • Blocchi vertebrali
  • Cefalee
  • Emicranie
  • Fatica cronica
  • PSICOLOGICO

Ad una cicatrice dei tessuti può corrispondere una cicatrice psicologica ovvero uno stato di disagio interiore irrisolto e di tensione emotiva legata all’evento che l’ha provocata (intervento chirurgico, trauma, incidente).

Quest’ultima può essere infatti intesa come una forma di memoria dei tessuti rispetto ad un trauma emotivo e ad un evento doloroso.

L’esagerata reazione al contatto, il cui significato va ben oltre il semplice stimolo nocicettivo indotto dallo sfioramento della cicatrice, è patognomonico di questo aspetto psico-emotivo.

Si tratta di vere e proprie cicatrici intoccabili; a volte il paziente non vuole neanche vederla perché avverte fastidio.

Cosa sono le aderenze cicatriziali?

Le aderenze cicatriziali sono un grave problema e complicanza di ogni intervento chirurgico che necessita di un taglio della cute. Rappresentano quelle particolari cicatrici costituite da fasci di tessuto fibroso che si formano fra tessuti, organi o articolazioni che connettono aree anatomiche normalmente non collegate tra loro, determinando un importante problema di scorrimento e movimento dei tessuti circostanti.

Il meccanismo patologico più frequente è il taglio chirurgico e la sutura non perfetta che oltre a bloccare i tessuti, determina con il sanguinamento e la presenza di fibrina, la formazione di una “colla” che unisce i tessuti e determina la comparsa di aderenze.

Le zone dove compaiono maggiormente sono l’addome per via dei tessuti che devono essere tagliati prima di raggiungere i visceri e le articolazioni come spalla e ginocchio in cui spesso le aderenze vanno a limitare proprio i movimenti funzionali determinando la comparsa di patologie infiammatorie come la capsulite adesiva o le limitazioni articolari in flessione o estensione del ginocchio.

Quali sono i problemi legati alle cicatrici?

A seconda che si abbia una vera aderenza cicatriziale o una cicatrice attiva, ovvero mobile, possiamo avere diversi problemi, anche a distanza di anni:

  • blocchi e limitazioni articolari;
  • dolori articolari;
  • gonfiori;
  • “fitte” di dolore;
  • dolori addominali o viscerali;
  • disfunzioni viscerali a carico dell’intestino, dello stomaco, dell’utero;
  • disfunzioni neurovegetative: sudorazione, ansia, paura.

Quali sono i principali interventi o traumi per i quali è consigliabile prendersi cura delle cicatrici?

  • Mastectomia parziale o totale
  • Quadrantectomia ascellare
  • Tiroidectomia
  • Protesi di anca o di ginocchio
  • Applicazione Pacemaker
  • Interventi ortopedici tradizionali o in artroscopia a ginocchia, spalle e caviglie
  • Tunnel carpale
  • Tagli traumatici profondi trattati con punti o colla
  • Taglio cesareo e rimozione dell’utero
  • Appendicectomia
  • Intervento su diastasi addominale

Cosa si può fare?

Esistono molti trattamenti fisioterapici e prodotti farmaceutici che permettono di prevenire la formazione di aderenze, cicatrici ipertrofiche, retraenti e cheloidi.

Le più importanti tecniche sono quelle di Terapia Manuale Miofasciale che hanno lo scopo di rendere la cicatrice più morbida, meno ipertrofica e meno retratta.

Il lavoro consiste in un impastamento, pinzamenti e stiramenti fatti lungo tutta la porzione patologica della cicatrice.

Esistono tecniche miofasciali dirette o indirette. Le prime consistono nell’eseguire una trazione meccanica graduale fino alla “barriera motoria” (cioè quando il tessuto “oppone resistenza” alla trazione) e nell’attendere un successivo rilascio, ripetendo la manovra finché si ha la sensazione di completo detensionamento. Le tecniche indirette operano in modo contrario alle precedenti, ossia il tessuto viene “invitato” ad andare nella sua direzione facilitata (cioè opposta alla restrizione di movimento), stimolando il corpo a trovare una risposta correttiva autonoma. È come se dicessimo al corpo “adesso ti ho messo in equilibrio, non è più necessario tirare, rilassati”.

Altri trattamenti specifici sono la Vacuum Terapia in caso di cicatrici adese e lo stretching manuale o tramite tutori se la cicatrice è retraente.

Tra le terapie fisiche strumentali il Laser è un supporto molto importante se usato tempestivamente e sopratutto in maniera adeguata. La sua azione infatti è quella di sfiammare velocemente il tessuto che ha subito il trauma, andando a ridurre il pericolo di complicanze come i cheloidi.

A questi trattamenti si affianca l’uso di gel al silicone per cicatrici, che rispetto alle più classiche pomate può offrire dei risultati di qualità molto superiore.

L’applicazione di questi prodotti deve essere costante e va associata sempre all’uso di una protezione solare quando si è all’aria aperta. Il sole danneggia la pelle e scurisce le cicatrici peggiorandole. Questi prodotti farmaceutici se applicati durante il trattamento fisioterapico vedono enfatizzate le loro proprietà antinfiammatorie e rigenerative e costituiscono un ottimo aiuto al lavoro fatto con il massaggio, lo stretching e la laser terapia.

Articolo a cura della

Dott.ssa Viviana Villani Conti

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