La lombalgia è il disturbo muscolo-scheletrico più comune. È uno dei disturbi più democratici che ci siano: vari studi confermano che colpisce fino all’80% delle persone almeno una volta nella vita.

Chi non ha mai sperimentato il mal di schiena o avuto il colpo della strega? Alzi la mano!

Nel 90 per cento dei casi il mal di schiena si risolve nell’arco di qualche settimana, senza lasciare strascichi.

Uno su dieci però deve sopportare dolori persistenti, che non se ne vanno neanche dopo tre mesi o che tornano più volte durante l’anno: il problema allora diventa cronico e invalidante.

Chi è a rischio e quali possono essere le «traiettorie» del mal di schiena? Se lo sono chiesto ricercatori del Krembil Research Institute – University Health Network di Toronto che, intervistando poco meno di 13mila persone ogni due anni per sedici anni, hanno cercato di capire chi sta più male e perché.

Innanzitutto, i dati confermano che tantissimi incappano nel problema: il 46 per cento della popolazione nell’arco di sedici anni ha prima o poi un mal di schiena e di questi circa il 18 per cento si ritrova con un dolore persistente, lieve oppure grave. Uno su tre continua ad avere occasionalmente episodi dopo un primo evento, uno su cinque recupera del tutto senza avere altre ricadute, poi c’è chi fluttua fra le categorie passando da momenti in cui soffre di episodi sporadici a fasi in cui il dolore dura più a lungo.

QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO?

Lo sviluppo della lombalgia è favorito da fattori di rischio, specifica condizione che risulta associata a una patologia e che si ritiene possa concorrere alla sua patogenesi, favorire lo sviluppo o accelerarne il decorso.

I fattori di rischio possono essere suddivisi in due grandi categorie:

  • Modificabili (dipendenti dalla volontà umana)
  • Non modificabili (non dipendenti dalla volontà umana)

I fattori di rischio per low back pain più significativi sono:

  • fumo
  • stile di vita
  • fattori lavorativi
  • fattori psicosociali
  • familiarità
  • fattori genetici
  • stato di salute
  • coping.

Interessante è quello che sottolinea un’indagine dell’Arthritis Research Primary Care Center della Keele University inglese: una traiettoria di lombalgia sfortunata, verso la cronicizzazione, è più probabile se il dolore è più intenso ma anche se la percezione del paziente è negativa, ovvero c’è la tendenza a essere un po’ catastrofisti e a non vedere soluzioni possibili; pure appartenere a una classe sociale svantaggiata non aiuta, perché è più difficile avere accesso a visite specialistiche e terapie adeguate; è un fattore di rischio anche aver affrontato il problema in maniera passiva, senza impegnarsi per esempio in una buona attività fisica per rinforzare i muscoli del tronco.

CAUSE DEL MAL DI SCHIENA

Possiamo individuare due grandi cause del mal di schiena:

  • problemi meccanici, cioè tutto ciò che ha a che fare con muscoli, vertebre, legamenti, la porzione periferica del disco e i nervi
  • problemi non meccanici, cioè tutte quelle altre potenziali problematiche che possono dare mal di schiena, ma che di fatto non sono nella schiena.

La maggior parte dei dolori alla colonna lombare è dovuto ad un problema meccanico: c’è un’alterazione dell’equilibrio fra i muscoli addominali e paravetrebrali, i ‘tiranti’ che devono mantenere dritta la colonna: se sono poco tonici la postura si modifica, cambiano i rapporti fra le faccette articolari delle vertebre e si innesca il dolore. Il pericolo cresce anche in chi è sovrappeso, sedentario o al contrario sollecita troppo la muscolatura perché esagera con lo sport.

Purtroppo ci sono una sfilza di problematiche non meccaniche che possono essere associate al mal di schiena, patologie come: infezioni, tumori, patologie degli organi… Da non sottovalutare i collegamenti che ci possono essere tra mal di schiena e problemi cronici dell’intestino (sindrome dell’intestino irritabile): potresti essere una di quelle persone che risolvono il mal di schiena cambiando alimentazione!

DIAGNOSI

Per la diagnosi è indispensabile un’accurata visita medico specialistica.

Gli esami che più comunemente si fanno sono:

  • le radiografie, che evidenziano le condizioni ossee;
  • la risonanza magnetica, che vede anche le condizioni dei dischi tra una vertebra e l’altra

STRATEGIE TERAPEUTICHE

Il dolore non deve essere temuto: è un segnale del corpo, occorre imparare ad ascoltarlo ma più che altro a gestirlo, a maggior ragione se il mal di schiena è cronico.

Gli antidolorifici aiutano nella fase acuta.

La cura prevede FISIOTERAPIA e ATTIVITÀ FISICA MIRATA.

Tutte le linee guida concordano nell’efficacia dell’esercizio per trattare la lombalgia.

Corsetti e bustini vengono consigliati nella metà delle linee guida proprio perché non vi è accordo unanime sulla loro efficacia.

Estremamente utile, nel trattamento del mal di schiena, è l’educazione del paziente.

È importante tenere presente che il dolore non coincide con il danno e che muoversi, sopportando i piccoli fastidi che deriveranno dal movimento, sarà di aiuto per recuperare in fretta.

E’ sconsigliato il riposo a letto.

La terapia manuale riduce i problemi muscoloscheletrici acuti che danno dolore.

L’esercizio mirato è quello che fa davvero la differenza: nel medio-lungo periodo, il MOVIMENTO è lo stimolo più efficace per muscoli e vertebre.

Gli esercizi sono mirati possibile alle tue caratteristiche: esercizi pensati per migliorare la stabilità e le articolazioni, aumentare la forza della muscolatura più profonda e il controllo posturale della colonna.

Ricorda: il mal di schiena non migliora quando la situazione delle vertebre è tornata normale: se così fosse, tutti avremmo costantemente dolore, perchè nella maggior parte dei casi la situazione vertebrale NON cambia.

Il dolore lombare migliora quando il corpo ha raggiunto un equilibrio, grazie al quale i suoi muscoli riescono a far lavorare correttamente la colonna senza sviluppare infiammazione.

Questo “equilibrio” è stimolato potenzialmente da un intervento integrato che richiede:

  • terapia manuale
  • rieducazione posturale globale
  • terapia fisica strumentale
  • esercizio fisico
  • sano stile di vita
  • alimentazione pro infiammatoria.

Ultima nota ma non meno importante da tenere presente: il malessere psicologico.

L’impatto che determina il mal di schiena sulla qualità di vita è considerevole, perché spesso i pazienti sono giovani che non riescono più a trascorrere le giornate in serenità: anche stare seduti due ore al cinema può diventare un incubo e un vissuto negativo del dolore incide purtroppo sulla sua percezione, aumentandola. Man mano che passano i mesi e gli anni, la faccenda può diventare ancora più complicata: quanto più a lungo dura la lombalgia, tanto più è difficile trattarla: se i meccanismi che la mantengono si sono strutturati per una svolta possono servire anche sei, otto mesi di fisioterapia, non bastano certo tre sedute.

L’intervento va sempre valutato da un esperto e un approccio unico non è sufficiente: nelle ricadute possono servire i farmaci, se c’è una forte componente di disagio psicologico è utile una terapia ad hoc, in alcune fasi possono servire le manipolazioni vertebrali. Quello che non deve mai mancare è un’attività fisica adeguata che serve per prevenire il mal di schiena e pure per curarlo, anche quando è cronico.

Affidati a un centro di eccellenza, come il Poliambulatorio Orice, per la cura e la gestione degli effetti che il mal di schiena può causare: è la scelta migliore per te, la tua salute e il tuo benessere.

Articolo a cura della

Dott.ssa Giusy Fileti

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